RACCONTO DELLE ESCURSIONI

Suole, Zoccoli e ...Marroni

Sabato 10 Novembre 2007 alle 9,30 a Bussoleno è partita l'escursione accompagnata da un gruppo di asini. Il loro compito è stato quello di portare gli zaini, ma non solo: gli animali hanno offerto l’occasione agli escursionisti di riscoprire oggetti e gesti dimenticati.

Caricare il basto è facile soltanto in apparenza: il peso deve essere distribuito con precisione sui due lati con gli oggetti pesanti in basso e quelli voluminosi in alto. Camminare conducendo l'animale non basta: si deve sempre tenere conto dell’ingombro del carico soprattutto passando tra gli alberi o rasente ai muri.

L'esperienza di proporre un'escursione in compagnia degli asini era già stata proposta a settembre: in quell'occasione si erano visitate le Certose di Banda e Montebenedetto.

Lasciato l'abitato di Bussoleno ci si è diretti verso sud e si è entrati in un dedalo di muretti a secco a delimitare poderi in cui si coltiva la vite. I pali dei vecchi vigneti sono in pietra: infatti gran parte delle rocce presenti sul territorio (calcescisti, micascisti, gneiss) presentano una caratteristica scistosità che le rende facilmente sfaldabili e facili da lavorare per produrre pali o colonne.

Salendo in compagnia dei nostri asini giungiamo quindi a Tignai, frazione di Bussoleno in cui è localizzata una cava attiva di gneiss occhiadino: un tempo questa roccia veniva sovente utilizzata come materiale di costruzione e piccole cave erano attive nei comuni di Mattie, Bussoleno, S. Giorio, Villarfocchiardo, S. Antonino e Vaie in bassa Valle di Susa.

Entriamo nel bosco di castagno, componente fondamentale del paesaggio e della cultura della bassa Valle di Susa. Le originarie foreste di quercia sono state infatti sostituite a partire dall'epoca romana con boschi di castagno in virtù dei molteplici usi che se ne potevano fare sia in campo edilizio che alimentare.

A San Gregorio, abbiamo incontrato Roberto grazie al quale abbiamo imparato che la diffusione del castagno nella Valle di Susa è ben documentata a partire dal 1200 grazie soprattutto ai monaci Certosini che al tempo affinarono le tecniche agronomiche per la produzione dei terreni coltivati a castagno. All'inizio del '900 il commercio della castagna era ancora assai sviluppato; dal dopoguerra entra però in crisi a causa sia della comparsa di due malattie (il cancro della corteccia e il mal d'inchiostro) sia del progressivo abbandono della montagna. Oggi assistiamo per fortuna a dei segnali di ripresa: i danni legati alle malattie sono stati limitati grazie agli studi fatti che hanno portato alla diffusione di ceppi ipovirulenti (una sorta di vaccinazione per il castagno) e l'innesto su individui selvatici più resistenti. Inoltre si vede sempre più riconosciuto il valore storico, culturale e anche turistico dei castagneti valsusini.



L'associazione Produttori del Marrone della Valle di Susa si prefigge il compito della valorizzazione del Marrone della Valle di Susa: dal 2006 il prodotto è riconosciuto dal marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta).
Un tempo le castagne erano definite “il pane dei poveri”. In effetti gli stessi castagneti che si trovano in tutta la zona di bassa montagna, tra i 300 e i 900 metri, per secoli hanno sfamato una grossa parte della popolazione. Per conservarle le castagne venivano seccate. In seguito potevano essere consumate cotte o ridotte in farina. Dal castagno, come dal maiale, non si butta(va) via niente: foglie per le stalle, legno per il fuoco e per costruire mobili o attrezzi, giovani rami per i cesti e le gerle. Dalla scorza tannino per conciare le pelli. Oggi le castagne sono quasi un cibo di lusso. Si vendono bene soltanto i marroni più grossi e lucidi ottenuti con innesti sapienti e cure premurose.

Dopo pranzo si è ripreso il cammino: la strada che da San Gregorio porta al rifugio Amprimo (meta della giornata) è ancora lunga! Superato il bivio per Ballai la salita si fa più ripida.

Il vento poi, che il giorno prima ha soffiato con violenza ha accumulato le foglie sulla strada e alcuni punti risultano difficili da superare.

Pare di nuotare nelle foglie e se per chi è alto non è un problema...

... chi è più piccino come Ciuchino e Isotta ha qualche problema in piu!

La marcia però prosegue e si raggiunge la borgata Gros e poco più a monte la frana che si affaccia sulla valle.

Dalle Ciome il gruppo avanza compatto in direzione del rifugio sapendo che manca ormai proprio poco. Da questa mattina sono stati fatti già 900 metri di dislivello. Elio cita resoconti che si possono leggere su vecchie riviste del CAI di inizio secolo quando chi voleva salire le cime del Parco doveva raggiungere Bussoleno col treno di notte, trovarsi una guida e iniziare la salita dal fondovalle. Ecco perchè i rifugi del Parco sono presenti a quote insolite per i nostri giorni in cui si è facilitati a raggiungere grandi quote tramite mezzi meccanici: erano il punto di sosta per chi partiva dal basso e prima di giungere in cima al Villano, alla Cristalliera o all'Orsiera doveva superare un dislivello di più di 2000 metri.

Un vecchio segnavia indica pochi minuti all'arrivo; una volta giunti al rifugio però occorrerrà pensare prima agli animali che a noi: è questo il giusto modo per riconoscere la propria gratitudine verso gli asini che per tutto il giorno ci hanno portato i bagagli.
Scaricati gli zaini dai basti e svestiti gli animali di questi si appronta il recinto elettrificato in un luogo riparato dal vento, si da loro da bere portandogli secchi d'acqua fresca e si fornisce il fieno.

Alle 19,30 ci viene servita un'ottima cena preparata da Loredana e Roberto: il menù, tutto a base di castagne ci soddisfa pienamente e ripaga del lungo cammino.

11 Novembre: mattino. Il gruppo si riappresta a partire. Si caricano nuovamente gli zaini sui basti.

La giornata è limpida e il vento, che nella notte ha ripreso a soffiare, ha affievolito la sua forza: non rimane che dirigersi verso Pra Mean per godere della vista dei monti che fanno da corona al vallone del rio Gerardo.

Pra Mean è un grande pianoro originatosi dove un tempo era presente un lago di origine glaciale: il materiale trasportato dal corso d'acqua immissario ha interrato successivamente il lago.

Il Rio Gerardo non è un ostacolo troppo impegantivo per i nostri compagni di viaggio: è sufficiente dare loro un pò più di corda e lasciare che scelgano loro l'appoggio più saldo.



La vista risalendo i cordoni morenici è mozzafiato.

L'antico abitato delle Combe si presenta oggi abbandonato; il nome richiama la posizione rispetto il rilievo: le case sono infatti adagiate sul fondo di una conca. Le baite che formano le molte borgate incontrate nei due giorni di cammino sono costruzioni modeste, essenziali ma non prive di una certa armonia nelle proporzioni. Il materiale impiegato per la loro costruzione sono la pietra, il legno e la calce (prodotta localmente in fornaci rudimentali). Il legno utilizzato era sempre reperito sul posto rappresentato dal larice, il castagno, l'abete.




A parte Ciuchino che ha dovuto superare l'ennesima prova di coraggio sulla via del ritorno guadando per la seconda volta il corso d'acqua, la giornata non ha presentato imprevisti di nessuna sorta. Sulla via del ritorno verso il fondo valle (diversa da quella del giorno prima) si sono incontrate altre vecchie borgate ora abbandonate, si sono attraversati terrazzamenti non più coltivati che si stanno rapidamente popolando di piante del bosco, si è continuato ad assistere agli effetti dell'abbandono della montagna.
All'improvviso nel cielo si è gonfiata una nuvola di fumo: un incendio in direzione del Colle delle Finestre. Elio si mette in contatto con i suoi colleghi guardiaparco: l'incendio non è nel Parco, ma in val Chisone. Deve essere però molto esteso -pensiamo- poichè il fumo valica il colle.

La sera chi scrive cerca la notizia sul tg regionale: pochi secondi vengono spesi dallo speaker per dare notizia di incendi diffusi sopra Cumiana e Pragelato in Val Chisone. Segue poi un lungo servizio sul Sestriere: le prossime gare internazionali, l'importanza degli impianti di innevamento artificiale, la capacità di sopperire alla mancanza della neve e affrontare i costi per assicurare la neve artificiale.

Fuori intanto continuava a soffiare il foeh.



un grazie a tutti gli asini: Carbonello, Rita, Isotta, Tosca, Gilda, Filiberto e Ciuchino.